lentini small CHORALE BEATO DOMENICO LENTINI LAURIA
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Stile austero di vita e rigorosa disciplina interiore

ERNESTO ZACCARA


Coerente con i principi dell'ascetica, che individuano quale fine ultimo dell'uomo l'unione dell'anima con Dio per mezzo della grazia, Domenico Lentini ebbe come scopo prevalente, se non unico, quello di salvare il suo popolo con sacramenti, preghiere, controllo delle passioni, mortificazioni, conversioni. Convinto dell'efficacia dell'esempio, dimostrò eroica fortezza nel soffrire la povertà volontaria e austerità di vita, praticando astinenze, digiuni e discipline. Questa sua condizione gli rese più facile l'insegnamento dei precetti morali che avevano un concreto riscontro nella sua vita. Dall'amore di Dio e dall'assoluto impegno di guidare il suo popolo verso la salvezza, derivò il deciso distacco da ogni altro interesse e da tutto ciò che il mondo privilegiava. Elementi essenziali del suo apostolato furono, invece, quelli che influivano direttamente sui fedeli: celebrazioni eucaristiche; confessioni; esortazioni alla preghiera; apostolato dell'insegnamento; liturgia della parola. Durante le celebrazioni eucaristiche passava dallo stato di contemplazione all'estasi. Il suo comportamento sull'altare fu definito «fulcro della sua santità» e mostrava talvolta virtù soprannaturali durante le quali i fedeli lo vedevano addirittura sollevarsi dall'altare. Narrano i biografi che egli esercitava il ministero della confessione con infinita pazienza, grande fervore e acuta sensibilità e capacità di scrutare l'interno delle persone. Dal suo confessionale, molto frequentato, uscivano spesso clamorose conversioni di peccatori che contribuivano ad accrescere la fama del «sacerdote santo».
Raccomandava insistentemente ai fedeli di chiedere, fra le altre grazie, il dono dell'orazione: «Mio Dio, dateci voi stesso questa scienza così necessaria con una grazia e grazia di conversione, di santità, di salute, le quali ci conducono alla gloria del paradiso» era solito ripetere. Per adempiere al compito di insegnante Lentini dovette prepararsi con severi studi, anche di notte. Alla competenza e alla bontà del metodo didattico consigliava la cordialità dei rapporti con gli alunni con i quali trascorreva buona parte della giornata, inserendo negli studi momenti di raccoglimento e di preghiera. Egli non mirava soltanto alla cultura intellettuale ma anche alla formazione cristiana e civile dei giovani, esortandoli alla frequenza dei sacramenti.
Il Cardinale Salotti, nel suo ruolo di assessore alla Congregazione dei Riti, in una conferenza di commemorazione, disse: «da quella scuola usciva una gioventù solida nella fede, ritemprata nella preghiera, appassionata nel lavoro, consapevole dei suoi doveri, fiera del suo carattere cristiano che non smentisce mai, trascorre e rinnova, conquista e domina». La liturgia della parola fu una componente fondamentale del suo apostolato. Le grandi folle che accorrevano ad ascoltarlo, fecero assurgere il sacerdote a dignità di principe del pergamo. Il «prete santo», come fu definito dai suoi contemporanei, lasciò tracce così profonde di spiritualità che gli itinerari di salvezza da Lui indicati si sono trasmessi alle generazioni successive e si sono diffuse in tutta la Lucania, in Calabria, nelle Puglie, in Campania e altrove, come risulta dalle centinaia di ex voto disposti sulla sua tomba e nella cappella.
L'amministrazione provinciale di Potenza gli ha fatto erigere un monumento in bronzo al centro del paese. La devozione al Lentini coinvolge credenti e non credenti; accomuna nelle manifestazioni di fede persone di ogni età, ceti, professioni, per un elemento di unificazione di importante rilevanza sociale.